“Al sò clè tóti patachèdi…”

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Pubblicato la prima volta il 3 Aprile 2017 @ 00:00

“Cosa ci hanno lasciato” di Grazia Nardi
Vocabolario domestico: “Al sò clè tóti patachèdi ma l’im tèin cumpagnia”

Era una considerazione della Elsa, riferita alle soap opera/telenovele televisive… quelle dove i cattivi infieriscono sui buoni ma alla fine vengono puniti, i poveri scoprono di essere figli segreti di ricconi e sposano la bella di turno, anche i ricchi piangono, i morti ritornano con le sembianze di fratelli gemelli di cui non si aveva conoscenza, abbondano le tresche e gli intrecci amorosi. Un “bèl putanisme”, per dirlo con l’Elsa, tutte basate sulla tecnica della puntata che termina con la tensione, per arrivare al nocciolo di un problema e che, naturalmente, rinvia la soluzione alla puntata successiva per anni ed anni.

Una seguita scuola di pensiero ritiene che tali trasmissioni rincretiniscano le persone, appiattiscano il cervello estraniandolo dalla vita reale e dai veri problemi trasportando gli adulti, donne soprattutto (quelle che di più seguono il genere anche perché di più rintanate in casa) in un mondo favolistico. C’è sicuramente del fondamento in questa valutazione che, del resto, s’attaglia a molti altri generi diffusi tramite tv dai reality che tutto sono anziché “realtà” alle finte soprese, ai finti talk ed ai finti tribunali.
Ma con la Elsa e quelli/e come lei, questo rischio non c’è perché le sue categorie di pensiero, gli anticorpi si sono formati e stratificati negli anni, alternando la rabbia all’ironia, l’impegno personale alle battaglie collettive, convinta che “nisùn ut dà gnìnt per gnìnt” e che “se tan’è un lavór t’an tcè nisùn” e che “piùtòst che andè sa un per i sòld l’è mèj magnè l’èrba m’un grèp..”. Ed è ancora vivo il ricordo di sua mamma (mia nonna) che, quando era servizio dai “signori”, doveva mettersi la “crestina” in testa e rivolgersi al bimbetto di casa dandogli del “signorino”.

Così, negli ultimi anni, purtroppo assai limitata nella sua mobilità, quando, dopo aver letto i quotidiani, visto il TG, ascoltato i suoi CD preferiti, diventa spettatrice delle storie spagnole e tedesche in programmazione, passava più tempo a criticare che ad apprezzare; “ma allora perché le guardi?”, le ho fatto notare, “perché l’im fa cumpagnia”, la risposta semplice.

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