Il lavatoio di San Domenico / 1

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R. Campana, "Lavatoio" (1934?)

Pubblicato la prima volta il 3 Agosto 2018 @ 09:53

R. Campana, “Lavatoio” (1934?)

Che in fondo al Rigagnolo della Fontana, accanto alla chiesa di S.Cataldo o di S.Domenico, fino alla seconda metà dell’Ottocento esistesse un lavatoio, quasi tutti lo sanno. Tanto che non aggiungerò nulla a quanto scritto da Arnaldo Pedrazzi nel suo bell’articolo sui lavatoi pubblici recentemente pubblicato sulla rivista Ariminum.

Tranne la precisazione di come e dove esattamente era, perché la locuzione “…posto sotto l’arco di mezzo del già convento di S.Domenico”,  da sola non basta a dar l’idea di come fosse effettivamente fatto. Nel 1703, secondo Carlo Tonini, figlio del grande Luigi, autore della “Storia di Rimini tra il 1500 e il 1800“, troviamo “essersi concessa licenza al Padre Inquisitore di questa città di fare tre Archi contigui e annessi alla Residenza della S.Inquisizione nel sito del pubblico, che si frapponeva tra la detta Residenza e l’Oratorio del SS.Rosario, giusta il disegno esibito da esso nel suo Memoriale, purchè gli Archi fossero aperti si di dentro come di fuori (quindi a livello del pianterreno la struttura doveva necessariamente comporsi esclusivamente di colonne, N.d.R.) e restasse mai sempre libero l’adito alle mura della città ivi presso sorgenti“.

Questi archi, in realtà, erano tre gallerie profonde una decina di metri sostenute da un colonnato, costruite dai Padri Domenicani al solo scopo di reggere un camminamento sopraelevato che consentisse loro di poter raggiungere, provenendo dalla Residenza della S.Inquisizione situata in fondo e sulla destra della contrada del Rigagnolo della Fontana, l’Oratorio del SS. Rosario, situato dal lato opposto della strada.

Sempre secondo il nostro esimio bibliotecario, quegli archi “nel 1887 esistevano ancora; e sotto quello di mezzo fu poscia (ovviamente intendeva riferirsi agli anni successivi al 1703 del rilascio della licenza) costruito un pubblico lavatoio, trasportato in questi ultimi anni in altra parte delle mura presso la fabbrica dei vetri”. (il lavatoio in questione da in fondo al Rigagnolo verrà effettivamente trasferito nell’angolo lato monte che la torre di S.Giorgio sovrastante la porta Galliana o Arco di Francesca fa col murazzo del porto, dimenticandosi però di menzionare che, per un anno e mezzo circa, la sua funzione venne assolta dal lavatoio posto dietro il convento ancora attivo nella piazzetta di San Domenico, di cui darò tra poco ulteriori ragguagli, N.d.R.).

Da quanto sopra esposto, in aggiunta al fatto certo che anche il lavatoio del Borgo San’Andrea venne realizzato nei primissimi anni del Settecento, non può che dedursi che fino agli albori del XVIII secolo in tutta Rimini non esistevano lavatoi pubblici artificiali, per cui le lavandaie, o per dirla alla riminese dei tempi “le bugandaie” erano costrette a lavare i panni lungo le rive dei numerosi corsi d’acqua naturali che attraversavano la città, senza ovviamente contare i pozzi privati esistenti nelle case della ricca borghesia. Fin dal Medioevo, infatti, era proibito servirsi per lavare i panni sia del fontanone che un tempo era nel bel mezzo all’attuale via Poletti accanto ai Forni Comunali, che della Fontana della Pigna posta in Piazza Grande, posto che questa norma statutaria scaturiva dall’esigenza di non contaminare il fosso che fino alla Fontana della Pigna serviva per usi domestici, mentre più a valle per abbeverare gli animali all’epoca molto numerosi. Infinite suppliche da parte della popolazione pervennero alle autorità competenti affinché nel corso degli anni si interrompesse la pessima usanza di creare “chiuse” lungo la contrada del Rigagnolo al fine di lavare i panni, e numerose le petizioni delle stesse lavandaie per il suo buon funzionamento anche dopo la realizzazione del Lavatoio di S.Domenico, in quanto costrette, specialmente durante il periodo estivo quando l’acqua oltre ad essere troppo poca era anche di pessima qualità, a servirsi del fosso fuori Porta Sant’Andrea, troppo ristretto per “contenerle” tutte… (continua nella prossima puntata)

[Paolo Semprini] 

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