Il sottotenente di vascello Zavagli e l’equipaggio della barca del Volta

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Carlo Zavagli (1867-1890)

Pubblicato la prima volta il 22 Agosto 2018 @ 09:47

Carlo Zavagli (1867-1890)
Carlo Zavagli (1867-1890)

 

Durante una missione di pace e di civiltà morivano nel fiore degli anni, barbaramente assassinati, il sottotenente di vascello Carlo Zavagli ed il marinaro Angelo Bertorello. Il più bello elogio per la loro eroica condotta e per quella dell’equipaggio della barca del Volta è fatto nella relazione con la quale S. E. il Ministro della Marina proponeva al nostro Augusto Sovrano di conferire meritate ricompense ai giovani valorosi che, in uno sciagurato avvenimento, provarono ancora una volta di quanta abnegazione e di quali virtù siano capaci i forti animi dei marinari d’Italia; a titolo d’onore questa relazione qui appresso riportiamo:

 

Sire,

Nel mattino del 24 aprile scorso la regia nave Volta, proveniente da Zanzibar, ancorò sulla rada di Warsheik, ed il comandante spedì alla spiaggia la barca a vapore comandata dal sottotenente di vascello Zavagli Carlo colle seguenti istruzioni:

Recarsi a terra ed in via amichevole procurare di abboccarsi coi capi; dar assicurazioni di essere amici del sultano di Zanzibar; offrir loro doni invitando i capi a recarsi a bordo per ritirarli.

L’equipaggio della barca a vapore era così composto: sotto-nocchiere Bertolucci Angelo (padrone), marinaro di terza classe Bertorello Angelo (prodiere), macchinista di terza classe Simoni Alfredo (conduttore della macchina), fuochista di seconda classe Gorini Giuseppe (al governo dei fuochi), secondo capo timoniere Gonnella Giovanni (per le segnalazioni che occorressero), interprete arabo Said Achmed.
Nella barca erano state collocate, per precauzione, quattro carabine con alcuni pacchi di cartucce. La barca scostò dal Volta verso mezzodì e diresse a terra, tenuta d’occhio dal personale di bordo finchè scomparve dietro un grosso scoglio presso la spiaggia, all’ingresso del canale delle barche locali.
Il sottotenente di vascello Zavagli scese senz’armi sulla spiaggia accompagnato dal sotto-nocchiere e dall’interprete; conferirono con tre individui, uno dei quali sembrava arabo e gli altri due indigeni somali.
Dopo i primi saluti, alla domanda se fossero tedeschi, il sottotenente di vascello Zavagli fece rispondere essere italiani, giungere da Zanzibar del cui sultano erano amici; essere pure amici loro, ed avere approdato per sentire se loro occorreva qualche cosa; infine offrì doni pei capi e pei poveri della località, aggiungendo che avrebbero potuto recarsi a bordo del Volta per ritirarli.
Il capo indigeno rispose che andava a cercare una barca e si avviò verso il villaggio, agitando in aria in quel momento il proprio turbante. Allora, ubbidendo forse ad un segnale convenuto, tutta la popolazione armata, che si teneva nascosta a gruppi, lanciando frecce e giavellotti, assalì i tre inermi che erano sbarcati.
Essi dovettero retrocedere verso la barca, ma nel frattempo rimase mortalmente ferito l’ufficiale e leggermente il sotto-nocchiere e l’interprete.Il sotto-nocchiere Bertolucci aiutò l’ufficiale a raggiungere la barca e a salirvi; appena imbarcato, il sottotenente di vascello Zavagli diede ordini opportuni per la salvezza dell’imbarcazione, quindi spirò col nome d’Italia sulle labbra.
Il sotto-nocchiere, mentre il macchinista ed il secondo capo timoniere, impugnate le carabine, facevano fuoco per tenere a distanza gli assalitori, ordinò al marinaro Bertorello, prodiero, di filar per occhio l’ormeggio dell’ancorotto; questi, nonostante riportasse in quel momento ferita mortale d’arma da fuoco, in seguito alla quale spirò nella sera, eseguì l’ordine, non desistendo dal lavoro che quando cadde esausto di forze. Mentre la barca metteva in moto, l’ormeggio dell’ancorotto si impegnò nell’elica; il sotto-nocchiere Bertolucci, benchè ferito, si gettò allora in mare e riuscì a liberare il propulsore, rendendo così alla barca libertà d’azione.
Il comandante del Volta, nel suo rapporto, segnala la condotta ammirevole del sottotenente di vascello Zavagli, che spirò dando ordini per la salvezza della barca a vapore; il coraggio militare e marinaresco del sotto-nocchiero Bertolucci che, bencè ferito, riuscì a trascinare a bordo della barca l’ufficiale morente e si gettò poi ancora in mare per disimpegnare l’elica a cui era rimasto avvolto l’ormeggio dell’ancorotto; il sangue freddo del macchinista di terza classe Simoni che tenne a distanza gli assalitori facendo fuoco, pur continuando a governare la macchina e contribuendo così potentemente alla salvezza dell’imbarcazione; la devozione al dovere del marinaro Bertorello che, ferito gravemente, eseguì l’ordine di filare l’ormeggio; infine la condotta del secondo capo timoniere Gonnella e del fuochista di seconda classe Gorini, il primo che protesse col fuoco l’imbarco dell’ufficiale e dei suoi compagni, il secondo che adempì con sangue freddo al suo dovere davanti al forno della caldaia in circostanze critiche.
Il referente opina che la condotta coraggiosa dell’ufficiale comandante la barca del Volta e dell’equipaggio di essa, la quale condotta riuscì a salvare la barca medesima dal pericolo di cadere nelle mani degli aggressori, sia meritevole di ricompensa; si onora quindi sottoporre a Vostra Maestà l’annesso decreto con cui è concessa la medaglia d’argento al valor militare al sottotenente di vascello Zavagli, al sotto-nocchiere Bertolucci, al macchinista di terza classe Simoni ed al marinaio di terza classe Bertorello; e la medaglia di bronzo al valor militare al secondo capo timoniere Gonnella ed al fuochista di seconda classe Gorini, nella speranza che Vostra Maestà si degnerà munirlo della augusta sua firma.

Sua Maestà il Re con decreto del 18 maggio 1890 accordava le onorificenze proposte da S. E. il Ministro della Marina nella precedente relazione.

dalla Rivista marittima, Anno XXIII, secondo trimestre 1890

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