Pubblicato la prima volta il 21 Luglio 2018 @ 09:47
Nel 1888 si diede inizio ai lavori per realizzare Piazza Ferrari, quale “giardino di rispetto” della nuova Cassa di Risparmio e primo spazio verde all’interno delle mura cittadine. Si voleva dare decoro a via Gambalunga, la cui importanza era sempre maggiore visto che collegava la città, dove si trovavano ancora tutti gli alberghi riminesi, con la stazione e la nuova zona a mare che stava crescendo la fabbricazione di numerosi vilini.
Per far posto alla piazza venne demolito un intero isolato, che comprendeva i resti di ben tre edifici religiosi, fra cui l’antichissima chiesa di San Tommaso Apostolo, risalente forse al V secolo ma da tempo sconsacrata (anche se conservava tracce dei mosaici originari) e gli ex-conventi delle Celibate e del Cuor di Gesù, già parrocchiale di San Patrignano. Fin dal XII secolo. Come contropartita la Curia riminese ricevette un contributo di 14 mila lire e un lotto di terreno per edificare una nuova chiesa nella zona mare, che stava crescendo tumultuosamente, ma senza che turisti nuovi residenti dei villini avessero un luogo di culto nei pressi.
Il lotto che venne assegnato dal Municipio all'”Ente parrocchie povere soppresse” per la costruzione della nuova chiesa si trovava nella zona dei Trai, allo termine della nuova grande via in costruzione, l’attuale Via Tripoli.
Per la costruzione della chiesa della zona di Marina si aprì una nobile gara di generosità: le offerte giunsero anche da fuori città e persino dall’estero, anche grazie all’attività del comitato preposto alla raccolta che era energicamente diretto da mons. Ugo Maccolini.
Il 12 luglio del 1912 la commissione per la costruzione della chiesa di Marina approvò il progetto “neogotico” dell’architetto bolognese Giuseppe Gualandi; il cantiere aprì nel settembre dello stesso anno.I lavori alla chiesa si protrassero per tutta la stagione invernale, e solo alla fine di aprile fu ultimato il tetto.
Il 17 agosto 1913 la chiesa non era ancora terminata, ma fu aperta al culto dal Vescovo, che vi celebrò la prima Messa.
Quando fu costruita la nuova chiesa, l’area “dei Trai” non era certo fra le più pregiate di Rimini: casupole sorte senza un piano regolatore, collegate da viottoli e sentieri in pessime condizioni, niente fognature, scarsa illuminazione con fanali a petrolio che si spegnevano a mezzanotte.
Nel 1914, con lo scoppio della prima guerra mondiale, si bloccarono anche i lavori della chiesa. Nel 1915 Rimini la flotta austriaca bombardò Rimini due volte, ma gli ordigni risparmiarono la Chiesa Nuova di quella che era ormai Piazza Tripoli, mentre danneggiarono gravemente la chiesa di San Antonio al porto. Nel 1916 la città dovette fare i conti con il terremoto, che però non provocò danni nella zona a mare.
Dopo la rotta di Caporetto intere comunità si trasferirono a Rimini con i loro sacerdoti
Nel 1917, dopo la rotta di Caporetto, Rimini accolse numerosi sfollati provenienti dal Veneto occupato dagli Austriaci. Furono sistemati soprattutto a Marina Centro e la Chiesa Nuova fu il punto di riferimento per i sacerdoti veneti e le famiglie smembrate, oltre ad ospitare commoventi funzioni religiose in memoria dei soldati veneti morti in combattimento.
Il 27 agosto 1918, un decreto del Vescovo nominò Ente Parrocchia la chiesa di Marina sotto il titolo di Santa Maria Auxilium Christianorum.
Nel primo Natale di pace, quello del 1918, la colonia veneta di Rimini volle donare a questo luogo sacro che li aveva accolti e uniti nel momento del bisogno, una lapide effigiante il leone di Venezia. Dopo la partenza dei profughi la chiesa era rimasta però senza parroci officianti, senza rendita, reggendosi unicamente con le offerte delle famiglie del posto.
La chiesa in realtà era stata affidata ai Salesiani già dal 1913, ma a causa della guerra i Padri avevano dovuto rimandare la loro venuta. Era stato Don Maccolini a sostenere l’arrivo dei Salesiani, anche per l’ammirazione suscitata in lui da Don Bosco, che visitò Rimini nel maggio del 1882.
Il primo Salesiano giunse a Maria Ausiliatrice il 19 agosto 1919: era il prof. Don Antonio Gavinelli.
Fonte: Manlio Masini, Una spiaggia una chiesa una comunità, La parrocchia dei Salesiani dal 1912 al 1943.
Luca Vici
(per gentile concessione di “Chiamami Città”)