“La quale…”

0
221

Pubblicato la prima volta il 19 Luglio 2017 @ 00:00

“Cosa ci hanno lasciato” di Grazia Nardi
Vocabolario domestico: “La quale…”

Per Tiglio non era un pronome né un aggettivo, era un’espressione che, da sola, – a suo parere – dava nobiltà ad un intero discorso. C’era sempre il nesso? No. Ci stava appropriatamente? No, embè?

A lui piaceva il suono, la tonalità che le conferiva di volta in volta quando, in situazioni ufficiali, capiva di non poter imporre il dialetto.. ci provava eh!? davanti quell’impiegato del catasto che gli chiedeva i dati mappali “sòt c’ha sava mè!.. quand ch’jèltre j’andèva a scòla mè a sèra zà imbarchèd…” e soprattutto, al mare, suo habitat naturale, coi clienti provenienti da altre parti… l’avuchèd, e’ dutór, e’ dirètór ad bènca… quando si doveva fare bella figura e dimostrare a tutti che “ènca ló l’èra un cris-cèn, ènca ló l’era bòn a stè me’ mänd..” ed allora passando dal suo disinvolto e colorito dialetto, si esibiva in un italiano fatto più di pause che di parole con “io mi affido di lei” o un “fando così.. si va a finire male”…” “perché vede Tiglio” – risposta – “vede di che cosa?”, intercalando con qualche termine altisonante quanto fuori luogo, come “perché sa ogniqualvolta”.

Sia chiaro che non sto ironizzando irriverentemente verso una forma di incolpevole ignoranza chè il linguaggio non dipende dall’intelligenza o dalla buona volontà subendo invece i condizionamenti dello stato sociale ed economico da cui derivano il livello d’istruzione e molte delle esperienze di vita. .. del resto il babbo non soffriva di alcun timor referenziale…conscio delle sue competenze marinaresche, tramandate da padre in figlio… tanto che, all’epoca in cui le barche non erano dotate di radar, i proprietari delle barche da diporto se lo contendevano “lór i sarà ènca inzniér ma sèinza ad me in torna in pòrt…”… puntuale e resistente nei lavori su terra ferma…”si muradùr” o “sbadlè la néva..” I miei sono sempre e solo ricordi domestici anche se, in questo caso, credo di poter affermare che la proprietà di linguaggio, la ricchezza di termini, la capacità di articolare le parole.. fino alla creatività letteraria e/o poetica … sono sempre state considerate valori…e, talvolta, indici di oggettiva superiorità…”… pensiamo all’oratoria dei politici o degli avvocati… non caso quest’ultima è la categoria più diffusa nel panorama politico..e quanti film, soprattutto e non a caso nel dopoguerra, si siano ispirati a questo tema.. “nojo… volevàm..”.. ma anche nella vita reale di tutti i giorni, le persone più modeste culturalmente si rivolgevano a quella che aveva studiato per scrivere o farsi delle ragioni perché “léa/ló sé cl’è bòna da zcär..”.

C’è da sorridere? Probabilmente sì, ma anche oggi, ancorché il livello di scolarizzazione sia ampiamente esteso seppur non sempre e non tanto sul piano qualitativo…ci sarebbe da pensare ai tanti che ripetono parole in voga a prescindere dal senso solo per riaffermare l’appartenenza al mondo che credono di aver scelto e che invece è stato, il più delle volte, loro imposto.. basti pensare al gergo che lega al web, ai leic, i lovvo, i feic… e allora su tutti vale il commento della Elsa che sentendo il tormentone delle pubblicità televisive più ricorrenti, se ne uscì con un “boh! me èncora a n’ho capì cus clè sti GIGA!”.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.