“L’è tóta góla”

0
219

Pubblicato la prima volta il 14 Febbraio 2015 @ 00:00

“Cosa ci hanno lasciato” di Grazia Nardi
Vocabolario domestico: “L’è tóta góla…”

È tutta voce di gola e non di diaframma… era il commento con cui la mamma bollava i cantanti poco dotati in via naturale costretti, quindi, a “sforzare” le corde vocali… un giudizio ricorrente durante il Festival di Sanremo come pure “l’ha chènta sé nès”… sì perché “l’orecchio” degli ascoltatori di allora si era affinato con anni di ascolto della radio… quando la voce arrivava non contaminata dal fisico dell’esecutore… da quello che oggi viene definito “look”… o da quelle che la mamma chiama “al mosi” ovvero le smorfie… Dunque Sanremo, alle sue primi edizioni televisive dal “Salone delle Feste del Casinò”, porta nelle case, oltre la voce, l’immagine…con i seguenti commenti.. E’ lì che nascono le fazioni…. Ricordo la bagarre, organizzata dalle rispettive tifoserie che si scatenava già in sala, tra i sostenitori di Claudio Villa e di Domenico Modugno… i primi amanti del “bel canto”.. i secondi che aprivano agli “urlatori”… per non dire della reazione negativa suscitata da Mina che con “Le mille bolle blu” si passava le dita sulle labbra mentre le altre cantanti se ne stavano fisse, quasi impalate davanti al microfono.. e dello scandalo provocato da Jula De Palma che cantava “Tua.. tra le braccia tue, per sentirmi tua…. finalmente tua.. così”… inutile dire che la canzone s’intitolava “Tua”…. mentre il salto che accompagnava le esibizioni di Joe Sentieri… già intrattenitore sulle navi da crociera.. attirava più della sua voce. … e la “nenia” di Sergio Bruni che cantava ad occhi chiusi, senza quasi aprire la bocca.. e la “resistenza” verso gli innovatori dello swing all’italiana Nicola Arigliano e Carla Boni.

Poi furono le prime volte di Milva, che non stonava nemmeno quando era l’orchestra a sbagliare. Ma il fenomeno era veramente nazional popolare, contribuendo non poco alla vendita dei televisori e ai raduni di intere famiglie, che ne erano sprovviste, in casa degli amici più fortunati o al bar sotto casa. C’era un impegno diffuso a imparare i testi per poi cantare le canzoni, facendole vivere fino all’anno successivo, immortalandone alcune… anzi, spesso era il “popolo” a ribattezzarle: così “Nel Blù dipinto di Blù è diventato per tutti ”Volare” e chi si ricorda di “Piove”, che vinse il Festival nel ’57? Per tutti fu subito “Ciao, ciao bambina…”.

La Elsa, negli ultimi anni, non lo seguiva più… perché stentava a cogliere il senso dei testi: “è pèr chi sl’invènta i lè pèr lè” (sembra che se le inventino al momento) e “quand al canzòn a gli è bróti gli è ènca lònghi…”.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.