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Parlate riminesi #21

Parlate riminesi #21

Posted by Redazione dialetto No Comments

© 1992 Paolo Miccoli, Archivio Storico Chiamami Città

Abbiamo visto che i maschili che hanno una ‘è’ lunga nel singolare, come ‘fradèl’, formano il plurale in modi diversi, a seconda della parlata: in alcune il plurale è ‘fradèll’ (con ‘è’ breve), in altre è ‘fradéll’ (con ‘é’ breve), in altre ancora è ‘fradìl’. Ora però devo aggiungere che un tempo non tutti i maschili che avevano la ‘è’ lunga nel singolare formavano il plurale in questo modo. In origine c’era stato infatti un diverso sviluppo a partire dal latino. Per la precisione, le parole che formavano il plurale nel modo che ho descritto qui sopra un tempo erano solo quelle che nel latino volgare avevano avuto una È davanti a una consonante doppia o a certi nessi consonantici equivalenti alle doppie. È questo appunto il caso di FRADÈLLO.

Noi però abbiamo visto che nei dialetti riminesi la ‘è’ lunga deriva anche da un’antica A accentata davanti a una consonante semplice o a nessi equivalenti alla semplice. Ad esempio da voci volgari come STIVÀLE, PÀLO, MÀLE, SÀLTO nei dialetti riminesi si hanno gli esiti ‘stivèl’, ‘pèl’, ‘mèl’, ‘sèlt’. Ebbene, il plurale di queste voci che in origine avevano la A accentata in passato si formava in modo diverso, ma poi i nostri antenati hanno regolarizzato la morfologia dei maschili procedendo per analogia. Questa regolarizzazione si è imposta soprattutto nelle parlate che oggi formano il plurale con la ‘è’ breve, per cui molti di coloro che dicono ‘fradèll’ per «fratelli» dicono anche ‘stivèll’ per «stivali», ‘pèll’ per «pali», ‘mèll’ per «mali», ‘sèllt’ per «salti» eccetera (si noti in ‘sèllt’ la doppia ‘l’ davanti a un’altra consonante, che in italiano non avrebbe senso, ma ricordo che noi qui non stiamo scrivendo una vera e propria doppia, bensì un semplice allungamento prodotto dalla brevità della vocale precedente). Questa regolarizzazione dei plurali dei maschili che nel volgare avevano una A accentata dev’essere piuttosto recente (tanto per fissare le idee, potrebbe essersi imposto nel XIX secolo), perché ancora oggi non si è del tutto “assestato”, e si sentono moltissime oscillazioni, anche a livello individuale. In particolare capita spesso che queste parole vengano lasciate invariate, per cui si dice ‘stivèl’ eccetera (con la ‘è’ lunga) anche per il plurale. Il luogo in cui la regolarizzazione del plurali doveva essersi imposta in modo più sistematico è probabilmente il centro della città di Rimini, assieme al Porto, perché mi è capitato più volte di intervistare dei riminesi nati e cresciuti in quest’area prima della Seconda guerra mondiale ed essi esibivano l’alternanza fra ‘è’ lunga ed ‘è’ breve con la massima regolarità. Quindi se oggi in centro si trova chi non esibisce l’alternanza è perché negli ultimi decenni si è avuta, al solito, una semplificazione del dialetto. Diverso è il caso delle parlate in cui il plurale di ‘fradèll’ è ‘fradéll’ oppure ‘fradìl’. Procedendo per analogia, i plurali di ‘stivèl’, ‘pèl’, ‘mèl’, ‘sèlt’ dovrebbero essere ‘stivéll’, ‘péll’, ‘méll’, ‘séllt’, oppure ‘stivìl’, ‘pìl’, ‘mìl’, ‘sìlt’. Tutte cose che effettivamente si sentono, ma la distribuzione di queste varianti è assai caotica, con oscillazioni anche su brevi distanze, o addirittura a livello famigliare e individuale.

Vediamo di ricapitolare ciò che si è detto fin qui circa la formazione dei plurali dei maschili che hanno la ‘è’ lunga o breve nel singolare.

Innanzi tutto se la ‘è’ del singolare è breve il plurale si forma sempre con la ‘é’ breve, in tutte le parlate. Ad esempio il plurale di ‘casètt’ «cassetto» è ‘casétt’ per tutti. Invece se la ‘è’ del singolare è lunga si ha una complicata casistica. C’è un gruppo di parole, fra cui ‘lèt’ «letto», ‘fradèl’ «fratello», ‘vèc’’ «vecchio», che formano il plurale in modo più regolare, ma questa regolarità varia da parlata a parlata, per cui i plurali sono ‘lètt’, ‘fradèll’, ‘vècc’’ in alcune parlate, ‘létt’, ‘fradéll’, ‘vécc’’ in altre e ‘lìt’, ‘fradìl’, ‘vìc’’ in altre ancora. C’è poi un altro gruppo di parole, fra cui ‘stivèl’ «stivale», ‘pèl’ «palo», ‘sèlt’ «salto», che formano il plurale in modo più irregolare, ma c’è comunque in molte parlate la tendenza a regolarizzare la formazione dei plurali, seguendo la morfologia delle suddette voci più regolari.

Ora che abbiamo visto come vanno le cose quando nel singolare c’è una ‘è’ (breve o lunga) possiamo aggiungere che ci sono parlate in cui si ha una perfetta analogia per i maschili che hanno una ‘ò’ (breve o lunga).

Leggi anche:  Parlate riminesi #15

Fra le parole che in queste parlate hanno una ‘ò’ breve ci sono, ad esempio, ‘ròss’ «rosso», ‘ròtt’ «rotto», ‘pòzz’ «pozzo», ‘còpp’ «coppo», ‘biònnd’ «biondo», ‘bšòggn’ «bisogno». In precedenza abbiamo visto che i maschili che hanno la ‘è’ breve nel singolare formano il plurale con la ‘é’ breve. Dunque, in modo analogo, i maschili che hanno la ‘ò’ breve nel singolare formare il plurale con la ‘ó’ breve, sicché i plurali delle voci elencate qui sopra sono, rispettivamente, ‘róss’, ‘rótt’, ‘pózz’, ‘cópp’, ‘biónnd’, ‘bšóggn’. Ma, se è vero che il plurale di ‘casètt’ «cassetto» è ‘casétt’ in tutte le parlate, perché ora sto dicendo che l’analogia fra le ‘e’ e le ‘o’ vale solo in alcune parlate? Ci sono forse delle parlate in cui il plurale di ‘ròtt’ «rotto» non è ‘rótt’?

Il problema si pone non perché vi siano altri modi di costruire questi plurali, ma perché in alcune parlate la ‘ò’ breve è andata incontro a una “mutazione”: si è mantenuta aperta e breve, ma il suo “suono” (più propriamente dovrei dire “timbro”) è mutato. Il risultato è che in alcune parlate anziché pronunciare una ‘ò’ breve si pronuncia una vocale che assomiglia a una ‘è’ breve, oppure a una ‘a’ breve. Così anziché dire ‘ròtt’ alcuni pronunciano una parola che può sembrare ‘rètt’ e altri una parola che può sembrare ‘ràtt’. Bisogna dire, poi, che il più delle volte non si ha una vera e propria ‘è’, né una vera e propria ‘à’, ma suoni prossimi a questi, che non esistono in italiano, per cui bisogna introdurre dei nuovi caratteri per esprimerli graficamente. Nel seguito userò ‘ë’ ed ‘ä’, per cui dirò che al posto di ‘ròtt’ si può avere anche ‘rëtt’ o ‘rätt’.

Non solo il “suono” della ‘ò’ breve in alcune parlate è mutato, ma ci sono anche delle parlate in cui esso è rimasto, per così dire, mutevole. In queste parlate può capitare di sentir pronunciare la stessa parola in tutti i modi possibili, e talvolta il medesimo parlante pronuncia la medesima parola in modi diversi, anche a distanza di pochi minuti, nello stesso discorso. Una delle parlate in cui si hanno oscillazioni più frequenti e più ampie è probabilmente quella del centro storico.

Dicevo che nei dialetti riminesi tutti questi suoni sono equivalenti: ‘ròtt’, ‘rètt’, ‘rëtt’, ‘ràtt’ e ‘rätt’ sono modi diversi di pronunciare la stessa parola. Infatti quella vocale non è definita da un “suono” particolare, come avviene per le vocali dell’italiano, ma dalla brevità e dall’apertura: finché si mantengono questi due tratti, la vocale resta la stessa, e anche le parole in cui essa compare restano le stesse.

Invece la vocale cambia se si allunga o se se si chiude. Infatti se un riminese anziché dire ‘ròtt’ dice ‘rótt’, con la ‘o’ chiusa, non sta più dicendo «rotto», bensì il plurale «rotti», come s’è detto in precedenza. E se anziché dire ‘rètt’, dice ‘rétt’, con la ‘e’ chiusa, non sta più dicendo «rotto», ma «ritto».

E cosa accade se si allunga la vocale? Prendiamo ad esempio la parola corrispondente a «botte» (il contenitore di legno, non il plurale di «botta»). Questa si può dire ‘bòtta’, ‘bètta’, ‘bëtta’, ‘bàtta’ e ‘bätta’; ma se un riminese anziché dire ‘bòtta’ dice ‘bòta’, con la ‘ò’ lunga, non sta più dicendo «botte», ma «botta». Anzi, da questo esempio si vede che solo la ‘ò’ breve può essere sostituita da altri suoni brevi, mentre la ‘ò’ lunga non può mutare. Questo vale per tutte le parole in cui si trova la ‘ò’ lunga. Così una parola come ‘còt’ «cotto» si può pronunciare solo in questo modo, e non si può dire né ‘chèt’ né ‘càt’. Di solito le parole che si ottengono sostituendo la ‘ò’ lunga con altre vocali non esistono, ma può anche capitare, accidentalmente, che esistano, solo che si tratta di parole diverse. Ad esempio ‘còl’ «collo» si può pronunciare solo così, e non si può dire né ‘chèl’ né ‘càl’. Poi è anche vero che ‘càl’ esiste, ma significa «callo» non «collo».

Davide Pioggia

Tags: davide pioggiaparlate riminesi
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Le nostre scuole, dove mandiamo regolarmente i nostri figli a trascorrere ore e ore sono FATISCENTI... non sono sicure! Un esempio, il liceo linguistico in via del Pino... andate a vedere, più che una scuola mi sembra un campo profughi, sembra una struttura bombardata !!! Quella cade con un colpo di vento e pensare che ci mando mia figlia. A Rimini non esistono scuole antisismiche, poi dipende sempre dalla potenza del terremoto, ultimamente sono cadute scuole dichiarate antisismiche, in Giappone costruiscono edifici esclusivamente in acciaio e legno. Un l'ingegnere Giapponese, diceva che noi Italiani dovremmo dimenticare il mattone e la pietra come elementi da costruzione... non sono materiali sicuri !!!
Mirko Angeli
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2016-10-30T15:47:12+0000
ottima rubrica, un consiglio mettere fra parentesi la traduzione in italiano delle frasi in dialetto, in quanto Rimini sparita è molto seguita anche da persone che non sono romagnole.
Anna Mondaini
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2016-06-04T06:42:30+0000
Siete bravissimi mi state facendo conoscere una Rimini mai vista
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2016-05-12T05:32:01+0000
Rimini sparita.... Malinconia buona !!!
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2015-11-08T22:29:31+0000
Splendido lavoro occasione da ricordare per sempre da memorizzare da raccontare
Maripa Zanotti
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2015-08-21T13:56:39+0000
Bellissima!
Ferri Michele
Ferri Michele
2014-10-28T14:51:18+0000
E' una continua e affascinante scoperta della vecchia Rimini . Ci riporta indietro nel tempo e , ci mostra come la vecchia nostra citta' sia tanto cambiata . Ci rendiamo conto, almeno questa e' la mia personale opinione, che Rimini di un tempo era molto piu' bella.
Giuseppe Napoli
Giuseppe Napoli
2014-09-20T05:34:35+0000
Grazie per questa minuziosa opera dedicata alla memoria storica di Rimini per tutti e soprattutto per coloro che amano come me Rimini, nonostante tutto.
Piero Liberti
Piero Liberti
2014-09-10T10:20:34+0000
Ottima pagina!! Complimenti per le migliaia di fotografie su rimini e dintorni!!!
Andrea Podeschi
Andrea Podeschi
2014-09-01T13:28:21+0000
Tante foto bellissime e tanti tanti ricordi...
Fedra Papaniaros
Fedra Papaniaros
2014-08-23T16:49:10+0000
Il segno del tempo che traccia la storia ed indica il percorso verso il futuro.
Daniele Bacchi
Daniele Bacchi
2014-06-20T13:29:21+0000
Bellissimo!!!!!!!! Non ho foto da allegare , ma essendo nata nel 63 e mio babbo era il custode del' impianto di depurazione di piazza Kennedy che non c'è più, qualche ricordo vago ce l'ho. Ma vedere la mia città quanto era bella, mira un piacere immenso!!!!!! Grazie
Roberta Bugli
Roberta Bugli
2014-06-12T11:02:42+0000
Mi piace moltissimo !
Giancarlo Vaccari
Giancarlo Vaccari
2014-05-25T18:21:08+0000
Questa bellissima pagina rappresenta la nostra storia ed è importante per non perdere e dimenticare le nostre origini perché noi siamo il nostro passato.
Federica Mazza
Federica Mazza
2014-05-20T17:30:45+0000
Mi da la possibilità di sentirmi ancora di più una riminese!
Dania Maldini
Dania Maldini
2014-04-26T08:26:48+0000
Una cosa utile per capire da dove veniamo e chi siamo, con tutti i pregi ed i difetti del caso e che, per ripartire, non dovremmo MAI scordare o, peggio ancora, rinnegare le nostre "radici"
Claudio Casadei
Claudio Casadei
2014-04-25T20:20:33+0000
Rimini, bella e romantica.
Ann Kristin Sandlund
Ann Kristin Sandlund
2014-04-22T22:07:08+0000
Amo la mia città, mi piace ricordare anche il suo passato.
Franca Rinaldini
Franca Rinaldini
2014-03-13T05:29:54+0000
Mi piace....perché tutti sono coinvolti spontaneamente nella ricerca della loro "Riminesita'"
Stefano Catrani
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2014-02-17T07:47:58+0000
Siete grandi
Teresa Baldacci
Teresa Baldacci
2014-02-08T19:20:57+0000
Davera bela burdel.
Gianni Assirelli
Gianni Assirelli
2014-02-03T14:59:19+0000
Il passato è prezioso: aiuta a vivere meglio il presente!
Emanuela Tomassetti
Emanuela Tomassetti
2014-01-17T20:41:38+0000
Era un miti già. A quei tempi che felicità. rivedere i posti come erano
Cristina Boromei
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2014-01-04T18:42:12+0000
Strampalata!
Daniela Magnani
Daniela Magnani
2014-01-03T10:00:52+0000
Molto bello e emozionante vedere i cambiamenti che ci sono stati anche solo negli ultimi anni
Gianni Mondo
Gianni Mondo
2013-12-31T09:34:40+0000
La mia dolce e amara Rimini degli anni d'oro...
Simona Diano
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2013-12-25T00:55:15+0000
Che nostalgia! Era una città molto ,molto romantica! Ma non è a ancora bellissima?
Giovanna Gaspari
Giovanna Gaspari
2013-12-21T20:31:09+0000
Per me Rimini e' come una seconda citta che frequento da circa 50 anni e in tutto questo periodo i cambiamenti sono stati tanti, alcuni positivi altri no.
Enrico Baiesi
Enrico Baiesi
2013-12-13T19:31:44+0000
Grazie di cuore per il vostro lavoro e per questo spazio prezioso per chiunque abbia amato e ami ancora Rimini, nonostante tutto.
Manuela Torri
Manuela Torri
2013-12-08T06:37:30+0000
peccato non aver partecipato alla giornata del 1 dicembre 2013 'visita al l'archivio di stato di rimini' spero in una prossima occasione!
Angela Betti
Angela Betti
2013-12-01T13:38:44+0000
Siete splendidi. E Rimini è meravigliosa soprattutto in ogni sua minima, in apparenza trascurabile, sfumatura. La amo da morire!
Matteo Spinelli
Matteo Spinelli
2013-10-22T18:36:58+0000
È la Rimini più bella, quella dei ricordi di quando eri bambino ed anche prima.....quella che aveva ancora il sapore d'Amarcord
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